lunedì 14 aprile 2008

Scegliere di scegliere



sveglia. mal di testa. parte la seconda sveglia, il cd dei mogwai grazieadio e non i sonic youth. mal di testa lo stesso. è lunedì, fuori tira una brutta aria, lo sento, e mi devo muovere che devo andare a votare di corsa prima di correre in ufficio. votare. le immagini del fine settimana appena trascorso si intrecciano maelstromicamente con le facce di culo che mi aspettano mentalmente nel gabbiotto della mia scuola elementare. ironicamente il luogo dei giochi e della spensieratezza della mia infanzia (stronzate: all'intervallo giocavamo a calcio con una pallina di carta e finiva sempre in rissa. in alternativa mi divertivo a fare la presa per cedere del Sgt. Slaughter sul mio compagno di banco) una volta ogni 4 anni, quando va bene, muta nel sacraio delle fregnaccie, del formalismo e di quell'immobilismo statalista che attanaglia tutti i ragazzi della mia generazione appena mettono piede in comune o dai vigili urbani.

sono settimane che temo questo momento. pare di essere ancora studente, e impreparato. stessa nessuna idea di che fare, stesso guardare male i rappresentanti dell'Autorità, stesso sensazione di essere in trappola, in qualche modo fottuto in anticipo sul futuro con cui sto giocando a briscola in quello stesso momento.

quand'ero adolescente andava di gran moda iscriversi nelle liste per tenere i seggi. in qualche modo tutti quelli che conosco sono stati convocati almeno una volta, ed è capitato pure a me. era un giugno caldissimo di qualche anno fa, almeno quattro o cinque, e si votava per un referendum riguardante l'articolo 18 e qualcosa sui cavi nei terreni agricoli che la tivvù aveva snobbato completamente.
nella stanza-lucernaio si raggiungevano i 35-40 gradi malgrado il cartone incollato alla vetrata per fare ombra, e mentre sudavamo ininterrottamente non c'era altro da fare che registrare la più alta percentuale di astensionismo dalla costruzione della Torre di Babele in poi.

di ricordi ne ho pochi: l'appuntato all'ingresso che ha vinto il premio Uomo Smarronato dell'anno, un mio compagno di seggio 21enne studente di ingegnieria timidissimo che aggiornava sulla lavagna ogni ora il diagramma a torta dell'affluenza, il mio presidente di seggio a cui brillavano gli occhi di fierezza, sicuro di aver contribuito a salvare il mondo, per quello che lo riguardava.

oggi potrei aver rincontrato fisicamente le stesse persone. diagramma a torta: c'è. presidente esaltato: c'è. tutti gli altri scazzati come serpenti: ci sono.

faccio il mio ed esco.
piove

lunedì 7 aprile 2008

Vie di mezzo



Con l'adozione dell'ora legale arrivo sul culmine del ponte di sanfru che il sole è già alto. a visibilità perfetta alle mie spalle campeggerebbero le alpi, di fronte già si stende l'onda delle migliaia di veicoli con cui condividerò una mezzora abbondante di asfalto e smog. un'onda con cui, senza cattiveria, non riesco ancora a provare sentimenti di solidarietà.

Il lunedì (almeno la mattina) è una giornata strana, appesa a metà strada tra lo Ste privato del finesettimana e quello pubblico dell'orario feriale, un momento abbozzolato tra il me stesso sempre incazzato del giorno che non rinunciar a cercar di star sereno e quello stordito della notte con i sensi di colpa preventivi per non farsi sfuggire troppe occasioni.
Inutile negarlo, io li amo questi momenti di mezzo. è come essere in aeroporto, perso tra lo strizzare gli occhi al monitor delle partenze e alle ragazze mediamente tutte più belle del solito e tutte taccate di brutto. o come la stazione centrale, meno poetica e meno popolata di ninfe ma pur sempre luogo non geografico.

in fondo andar di fretta e guardar negli occhi tutti e nessuno mi piace